Nei giorni scorsi ho avuto la possibilità di vedere un film sulla vita di Steve Jobs, quello del 2013 con Ashton Kutcher. Ero molto curioso, ma nel contempo nutrivo forti dubbi su come il film avrebbe reso quel mix di genio e sregolatezza che è stata la vita di Jobs, e devo dire che portroppo i miei dubbi si sono rivelati fondati…
Ovviamente non ho mai avuto a che fare personalmente con Jobs, né ho la pretesa di conoscere esattamente che tipo di persona fosse, ma ho letto alcuni libri sulla sua vita, sulla storia informatica di quegli anni, e su come si lavorava a Cupertino quando c’era Jobs… inoltre, seguendo le vicissitudini di Apple da oltre 20 anni (nel bene e nel male, perchè parlando di 20 anni fa parliamo del periodo più buio della storia di Apple) mi sono fatto un’idea abbastanza chiara di certe dinamiche, un’idea che magari non corrisponde alla realtà, ma che perlomeno riesce a spiegare molte cose ipotizzando un certo filo conduttore nella vita di Jobs e nella storia di Apple
Bene, il film che ho visto manca completamente di qualsiasi filo conduttore… si parte con uno Steve del 2001 che presenta ad un ristretto numero di giornalisti l’oggetto che avrebbe cambiato le sorti della società, l’iPod, per poi tornare indietro nel tempo, al 1974, quando Jobs frequentava i corsi universitari pur senza essere regolarmente iscritto e senza avere la minima intenzione di arrivare ad una laurea. L’idea iniziale è anche interessante, perché parte da un momento simbolicamente molto importante per raccontare tutto l’antefatto che ha portato a quel momento: peccato che lo svolgimento del film segua poi una strada completamente differente. Tanto per rovinarvi la sorpresa, vi racconto subito il finale: il film si conclude con il ritorno di Jobs, la cacciata di Amelio e Sculley, e Steve che recita il famoso spot Think Different… tutto molto bello, ma allora che senso aveva iniziare con l’iPod? La chiusura non riallaccia con l’apertura, e se anche fosse plausibile concludere un film sulla vita di Jobs nel momento in cui è stato presentato l’iPod, dal suo rientro (conclusione del film) alla nascita del lettore musicale che ha dato il via ad un nuovo volto di Apple (inizio del film), sono successe diverse “cosine” accennate solo in parte…
Anche tralasciando questo dettaglio, tutto il film scorre in modo molto approssimativo, raccontando spezzoni di quella che è stata una vita densa di avvenimenti, storie accennate e mai affrontate fino in fondo: il viaggio in India, il suo rapporto con Woz (con tanto di imbroglio iniziale sul compenso dell’Atari), sua figlia Lisa, il suo perfezionismo, la sua capacità di creare il cosiddetto “campo di distorisione della realtà”, il rapporto con Sculley… Dietro la nascita del Mac c’è una storia molto lunga, fatta anche di visite alla Xerox (mai citate), e rapporti conflittuali con Microsoft (di tutto questo ci sono solo pochi secondi di una telefonata di Jobs a Gates).
La prima parte della storia, la creazione della scheda madre del primo Apple e il successivo sviluppo nell’Apple II è raccontata anche benino, seppur mancante di molti dettagli, ma la seconda metà del film scorre troppo velocemente, tralasciando troppe cose, e con un Ashton Kutcher che a tratti sembra solo una brutta caricatura di Jobs. Posso anche capire che l’intenzione del film non fosse quella di realizzare un documentario completo, ma questa sembra solo una raccolta sconclusionata di aneddoti legati solo dalla successione temporale. In conclusione, il film manca di personalità e se avete letto almeno un libro sulla vita di Jobs, troverete la pellicola incompleta e inconcludente, anche se da un certo punto di vista si guarda con una certo piacere e curiosità, anche solo per “rivivere” un pezzetto di storia dell’informatica. C’è solo un piccolo dettaglio che mi è piaciuto: il momento in cui Jobs butta nella spazzatura un lettore portatile di CD definendolo “robaccia”, ed è l’unica momento che lo spettatore riesce a collegare con il momento iniziale del film.