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Channel: Commenti – Puce 72
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Dietro Apple Watch

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Ne avevo già parlato prima della trimestrale, e in maniera più allargata anche in tempi non sospetti, quando lo smartwatch di Apple era poco più che un’idea (perlomeno per noi utenti).

AppleWatch rappresenta la prima vera sfida dell’era post-Jobs di Apple: nonostante i risultati trimestrali perennemente in rialzo (trainati sempre più dall’iPhone) Apple deve dimostrare di saper guidare ancora l’innovazione nel mondo informatico. Certo, non sarà un piccolo smartwatch a cambiare le sorti di un’azienda, ma AppleWatch è quasi un simbolo della nuova Apple: dopo alcuni anni di rendita su progetti (probabilmente) già iniziati quando Jobs era ancora in vita, lo smartwatch di Cupertino è il primo prodotto della mela interamente pensato dai nuovi vertici. Inutile accapigliarsi per pensare come l’avrebbe fatto Jobs (ammesso che lo avrebbe fatto, ma personalmente credo di si) e meglio badare al sodo: AppleWatch è il dispositivo Apple col maggior grado di soddisfazione degli utenti, e nei primi giorni del lancio è riuscito a vendere più di tutti gli altri smartwatch Android del 2014… ma allora perché non annunciare i dati di vendita nel corso della recente trimestrale? Se i dati, seppur buoni, fossero sotto le attese, Tim Cook rischierebbe molto a livello di immagine, anche perché le previsioni (ribadiamo, fatte dagli analisti, non da Apple) erano molto elevate… e facendo una stima molto approssimativa, in base al prezzo medio del modello più venduto, e in base agli incrementi di fatturato della voce in cui Cupertino include Apple Watch, si potrebbero ipotizzare 2 milioni e mezzo di unità, numero decisamente più basso rispetto alla media delle stime. Non voglio rifare discorsi già affrontati su quanto sia prematuro fare certe valuazioni, ma è evidente che lo smartwatch è un prodotto sul quale ancora molti si stanno chiedendo la reale utilità, e Apple Watch è ancora più di nicchia in quanto legato indissolubilmente all’iPhone; se ci aggiungiamo tutto quanto già detto riguardo l’OS, le App, e il lancio differito fatto col contagocce, diventa difficile tirare oggi qualche conlcusione… ma la vera domanda è un’altra: cosa c’è dietro Apple Watch? Perché Apple ha voluto investire tempo e risorse in un prodotto che, in ogni caso, è desitinato comunque a rimanere una nicchia?

La domanda non è di facile risposta, e la potremmo dividere in più argomenti.

Prima di tutto, Apple non ha ancora svelato tutte le carte: Watch OS 2 amplificherà le possibilità di Apple Watch e, sebbene l’impatto non sarà lo stesso avuto sugli smartphone con l’App Store, è lecito attendersi quantomeno qualche risvolto in più sulla questione “utilità” degli smartwatch. Personalmente non credo che sia inutile nemmeno nella sua configurazione attuale, anche se non mi sono ancora precipitato all’acquisto: per l’iPhone ho atteso il quarto modello prima di cedere, ma qui potrei passare ad Apple Watch molto prima…

In secondo luogo, il fatto che Apple Watch sia utilizzabile solo con iPhone, da un lato ne sacrifica il potenziale di vendita, ma dall’altro ne espande le potenzialità: molte cose non sarebbero fattibili senza una strettissima integrazione tra i due oggetti e questo è, ancora una volta, un punto di forza per Apple… mentre il mercato degli smartphone rallenta la crescita (cioè cresce ancora, ma “solo” del 15%… più lentamente rispetto al passato) e Samsung cede ancora terreno (annunciato il taglio di prezzo di S6 e S6 Edge per via delle vendite deludenti), Apple allunga il passo con una crescita del 35%. Merito “anche” di Apple Watch? impossibile dirlo ma, se lo è, lo è solo in minimissima parte, anche se (come ripetuto più volte) fare adesso i conti di Apple Watch è molto prematuro. Quel che è certo è che, aumentando in modo così deciso la vendita di iPhone, cresce anche il numero dei potenziali utenti di Apple Watch.

Di diretta derivazione dalle due precedenti considerazioni, possiamo infine osservare come Apple Watch rappresenti l’ennesimo tassello dell’ecosistema Apple: serve sia per riempire un possibile buco (sarebbe impensabile che chi usa iPhone non ci possa collegare dei “veri” smartwatch che vadano al di là delle semplici notifiche) sia come “dimostrazione” di cosa si possa fare quando si ha il controllo completo su tutto. Con le App native credo che Apple Watch potrà fare molto di più, e sicuramente saremo sorpresi dalla fantasia degli sviluppatori.

In definitiva, nonostante lo scetticismo intorno all’oggetto “smartwatch” siano ancora molto elevati, probabilmente Apple non poteva restare a guardare senza fare nulla, e la discesa in questo campo ha permesso di studiare anche diverse soluzioni che potremmo ritrovare altrove: il Force Touch (e relativo taptic engine) è nato su Apple Watch, per offrire una possibilità in più di interazione, e già trova applicazione anche sui portatili (personalmente ne sono stato molto entusiasta quando l’ho provato sul nuovo MacBook). L’interfaccia, sicuramente originale, è già stata ipotizzata da qualcuno come possibile sostituta delle prossime versioni di iOS: ricordiamo che iOS usa fontamentalmente lo stesos approccio da quando è nato nel 2007, sebbene con diverse muigliorie… non so quanto sia applicabile l’interfaccia di Watch OS, ma sicuramente potrebbe offrire lo spunto per portare qualcosa di nuovo anche in iOS. La sfida dell’autonomia è quella forse più ostica ma importante: Apple Watch è dichiarato per 18h di autonomia, una giornata, va ricaricato ogni notte. Qualche concorrente riesce a fare meglio, ma cosa te ne fai di un orologio con 36h di autonomia? Lo togli dal polso a metà del secondo giorno per ricaricarlo? Inoltre, la mia esperienza con smartphone e computer di ogni marca, mi dice che l’autonomia è maggiore se non ci fai nulla, ma Apple Watch fa davvero tanto; sarà interessante scoprire come Apple affronterà il problema per arrivare ad autonomie sensibilmente maggiori…

Dietro Apple Watch apparentemente c’è poco ma in realtà ci sono molti temi, sia di sviluppo che di marketing, che daranno da discutere nei mesi a venire


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